Ragazzi che hanno perso la speranza e che riescono a ritrovarla grazie alla pizza, in una pizzeria "impossibile" che però è diventata realtà. E così, a impastare e a servire ai tavoli sono 15 ragazzi, 10 dei quali segnalati dal Tribunale dei minori per piccoli reati. Ad essere serviti, invece, sono i poveri della città, che per tre giorni alla settimana riceveranno pizze gratis.
Il progetto nasce dalla collaborazione tra l'associazione Scugnizzi e il gruppo di ristorazione Fratelli La Bufala. Da oggi, per 3 giorni alla settimana, saranno offerte 40 pizze per altrettante persone disagiate. A dirigere i 'colleghi' c'é il giovane Antonio, 16 anni e un curriculum già fitto di lavoretti a nero. Per lui c'é il compito più delicato, quello di direttore di sala. "Questo lavoro è una bella opportunità - dice - possiamo imparare un mestiere, crearci un futuro. In passato ho già lavorato in una pizzeria, ma solo ora sto imparando. E poi è bello stare assieme, siamo diventati come una famiglia". Gomito a gomito con lui ci sono altri giovani, tutti con percorsi simili: i banchi di scuola abbandonati presto, lavoretti saltuari, per alcuni anche piccoli reati. C'é anche un ragazzo di origini ucraine che fino a qualche anno fa non sapeva nemmeno cosa fosse la pizza. Si chiama Oleh, o alla napoletana, come lo chiamano i compagni, 'ole''. "E' una bella esperienza - dice - al mio Paese chiamano pizza un'altra cosa, qui invece sto imparando la tradizione e spero che possa diventare il mio futuro".
Per tutti c'é il sogno di avere la stessa fortuna di alcuni ex detenuti del carcere di Nisida che hanno partecipato al progetto 'Finche' c'é pizza c'é speranzà. "Uno di questi - racconta orgoglioso il presidente della holding Emme Sei, Giuseppe Marotta - lavora ancora con noi, lo abbiamo assunto nel nostro locale a Malta e ha anche trovato l'amore. E' una bella storia di riscatto, come vorremmo ce ne fossero tante altre". "Cerchiamo di offrire dei percorsi educativi - dice il presidente dell'associazione Scugnizzi, Antonio Franco - cerchiamo di dare loro un futuro". E intanto tra una pizza e una bibita anche per i senza fissa dimora trascorre una giornata un po' diversa. Qualcuno chiede a gran voce un applauso ai giovani pizzaioli. "Grazie ragazzi - dice - vi auguriamo di cuore un futuro diverso".
Nel 2010 Fratelli la Bufala avvia una collaborazione con l’associazione no profit “Scugnizzi” per aiutare i giovani detenuti dell’I.P.M di Nisida a riscattare la propria posizione. L’iniziativa “Finché c’è pizza… c’è speranza” e la prima assunzione: Fratelli la Bufala e l’associazione Scugnizzi promuovono un corso per pizzaioli a cui partecipano 60 detenuti. Al termine delle lezioni Fratelli la Bufala assume come pizzaiolo uno dei detenuti.
Dopo il successo del corso, nel luglio 2011, Fratelli la Bufala apre nell’I.P.M di Nisida una vera e propria scuola per pizzaioli.
Nel maggio 2011 un coach di motivazione entra nell’I.P.M di Nisida per insegnare ai ragazzi a ritrovare l’autostima. Nel settembre 2012 Fratelli la Bufala assume un altro ragazzo dell’I.P.M di Nisida.